Esopo, tutti sappiamo chi è. Meglio, tutti sappiamo chi è? Forse si: il nome, le favole, qualcosa ricordiamo.

Ma se vi chiedo di entrare più nello specifico, forse non ricordate più che qualche titolo delle sue favole. Il contenuto dubito. Io ci sono inciampato per caso. Pensate, quando ero preso dalla ricerca di materiale per lezioni manageriali, sono inciampato in un libretto, “Esopo e il manager “, di David Nooan.

Se le favole sono scritte per i bambini, beh tu raccontale agli adulti. O meglio ai manager e aiutali a riscoprire il mondo del lavoro partendo da semplici lezioni morali. Sì, poco poco, lezioni basiche, per riscoprirsi il giusto etici. Oppure, meglio ancora, renditi protagonista di un percorso più virtuoso. Prendi le favole di Esopo: sono semplici, agili, e ogni favola insegna qualcosa. Non sicuramente ai soloni del sapere, che più complicato è, più sapere è.

Leggile ai piccoli, ai tuoi figli, perché imparino a maneggiare con semplicità buone regole di vita. Poi, già che che ci sei, leggile anche tu, male non ti fa. E se puoi, con semplice pragmatismo, manda al diavolo tutti quelli che giudicano queste favole “roba da libro cuore”. Fagli capire che oggi loro pretendono una società falsamente educata, piedi d’argilla e testa piena di stronzate, pesanti. A rischio tracollo sempre.

Noi siamo più semplici, cerchiamo semplicità, le nostre semplicità semplicemente più fondanti, radicanti. E ci garantiscono semplici conoscenze ma saldi supporti al nostro stile di vita. Poi, per finire il percorso, adatta le favole alla tua vita lavorativa. Stile e fondamentali. E i piccoli manager crescono con equilibrio intellettuale, poi liberi di strutturarsi con le competenze più tecniche e utili alla attività. Ma partendo da fondamentali solidi. Anche da Esopo.

Due cose su Esopo senza trascendere in nozioni, che tanto lasciano il tempo che trovano. Anche perché la vita di Esopo è un po’ leggendaria, un po’ a spanne, più personaggio creato che non reale. Si narra di lui come schiavo che si libera dalla schiavitù, bruttarello. In ragione di ciò, e con un fiducia dialettica solida, smaschera l’assunto bellezza – intelligenza. Lui è brutto, ma intelligente. Sapienza semplice, ma moralmente profonda, specializzata in racconti brevi, le favole appunto, nelle quali la parola dà vita ad animali, piante e anche oggetti inanimati. Semplice sapienza morale, incarnata da non umani. Alcuni vi vedono una sorta di protesta sociale, pessimismo cosmico dei reietti. Ma noi di Eoo, con il nostro ottimismo, leggiamo tutto ciò che è alla base della semplicità morale.

Bene , ora una favoletta, buon aperitivo di quello che vi aspetta nel libro che Eoo consiglia oggi. Siate leggeri ed efficaci nella lettura e nella comprensione dei contenuti. E quanto vi avrebbe chiesto Esopo, così mi riferisce.

La scimmia ed il delfino
Nei tempi antichi, i marinai erano soliti portare a bordo delle navi alcuni animali da compagnia, per far divertire l’equipaggio durante la navigazione.
In occasione di un certo viaggio, un marinaio portò con sé una scimmia.
Mentre veleggiava nelle vicinanze dell’Attica, una penisola che si protende nel mare Egeo, la nave venne colpita da una violenta bufera e la furia delle onde finì per fare a pezzi l’imbarcazione; tutto l’equipaggio, compresa la scimmia, precipitò in acqua.
Un delfino avvistò la scimmia che si dibatteva nel mare in tempesta e, pensando che fosse un essere umano, si offrì di portare a riva l’animale tenendolo sul dorso.
Il delfino nuotò agevolmente nell’acqua spumeggiante, e ben presto i due si trovarono nelle vicinanze della costa, proprio davanti al Pireo, il porto della città di Atene.
“Sei ateniese?” chiese il delfino.
“Sì” menti la scimmia.
“Appartengo a una delle più eminenti famiglie di tutta la città”
“Allora devi conoscere il Pireo” disse il delfino con orgoglio, riferendosi allo splendido porto che aveva eletto a sua dimora.
La scimmia, pensando che il Pireo dovesse essere un personaggio di riguardo, rispose “Certo che lo conosco, è uno dei miei più cari amici.”
Quando il delfino udì questa menzogna smaccata, si tuffò nella profondità del mare, lasciando che la scimmia affogasse.

La morale di Esopo:
“Coloro che fingono di essere qualcosa che non sono alla fine verranno smascherati”

La morale del manager:
“I buoni manager danno risposte schiette, compresa quella di dire “non lo so”

2 thoughts on “Raccontare Esopo ai manager d’azienda”

  1. Trovo che semplicità sia un termine che spesso venga usato come scudo o ombrello per aprire la strada alla semplificazione, di cui si abusa fin troppo spesso per togliere sfumature e piegare i fatti alla propria visione della realtà.
    Mi permetto di fare notare che la scimmia della favoletta mentisse temendo di essere lasciata affogare in quanto non in grado di nuotare, mi chiedo quindi chi biasimerebbe il suo comportamento. Allo stesso modo il manager forse recita questa “farsa greca” per evitare di finire a fondo, mi chiedo allora se il delfino forse avesse in qualche modo contribuito esso stesso in primo luogo all’essere ingannato.
    Probabilmente il passo successivo dovrebbe essere poter spiegare in trasparenza perchè quel qualcosa non si sappia o perchè il risultato non sia stato raggiunto, prendendosi le proprie responsabilità e accettando che ci si può anche trovare alla deriva ogni tanto,
    evitando le patetiche sceneggiate fin troppo comuni nella mentalità italiana di ricerca del famosissimo capro, arrivando talvolta in breve tempo dalla favola del delfino e della scimmia a quella grottesca del lupo e dell’agnello.

    Maurizio

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