
Redeunt saturnia regna
Mi pare sia la citazione derivante da un’egloga di Virgilio. Ma per me è il ricordo dell’esame di Lingua e Letteratura italiana, per il quale mi presentai all’orale avendo letto soltanto una sorta di bignami del Decamerone. Ma lo scoprii tardi, proprio in sede di interrogazione. E me la cavai, persino in modo più che dignitoso.
Perché ho sempre pensato che per terminare gli studi universitari occorra tanta costanza, passione e voglia di imparare, ma anche tanta leggerezza.
In quell’esame si affrontava il concetto appunto dei “Saturnia regna” insieme a quello dell’Arcadia, sia come movimento letterario che come “locus”. L’arcadia, quel luogo appunto in cui l’uomo viveva in completa armonia con la natura, in cui non occorreva coltivare per beneficiare dei frutti della stessa. In cui vigeva la serenità.
Sarà per il momento storico in cui ci troviamo a vivere, sarà per altro, ma queta frase “redeunt saturnia regna” ha bussato spesso alla mia porta mentale ultimamente. E allora non posso che aprire. Io ho odiato gli anni ’80 per tanto tempo: troppi spallini, musica secondo me orrenda, mettiamoci anche un’infanzia da bambina sola, bruttina, grassa e occhialuta. Ma adesso anche loro sono tornati a bussare prepotenti alla mia porta. Sospinti come sempre dalla musica.

Secondo me non si stava poi così male. Ok, si sta sempre meglio quando si stava peggio. Ma io ricordo le estati con i pantaloncini cortissimi Adidas (o similari) sia per uomini che per donne, bambini e bambine. Ricordo i baffi, ancora di moda tra gli uomini. Ricordo le domeniche mattine tra il football americano e Superclassifica Show. Ricordo “Indietro tutta” la notte… che non avrei potuto guardare, ma ogni tanto capitava che mi svegliassi e raggiungessi papà sul divano. Una coccola, poi lui si addormentava e io rimanevo lì a fissare Arbore and Co. Senza capire bene cosa facessero o dicessero. Ma “Cacao meravigliao“ la ricordo tuttora.
Ricordo bene i paninari, ricordo i mitizzati ragazzi di città. Avendo un fratello maggiore credo sia inevitabile che alcune cose io le abbia esperite quasi in prima persona sebbene non direttamente. Ricordo che non vedevo l’ora di accedere alle superiori in città, perché – nella mia testa – avrei potuto indossare il Moncler! E invece, quando è arrivato il mio turno, tutti avevano il Barbour, ma io ero una sfattona grunge e quindi vestivo con il Bomber!
Ricordo i mondiali dell’82. Ricordo la finale. Faceva caldo, avevamo apparecchiato in un posto fresco e ricordo che aprimmo un’anguria. Ci ricordo tutti – tranne mia mamma – in canottiera e con i sopra citati pantaloncini stra corti. L’anguria è il frutto che caratterizza gli anni ’80 per me. Perché, se non ricordo male, era presente anche su tante canottiere e magliette. Non però quelle della Best company! Ah quando finalmente mi comprarono la felpa Best Company e i pantaloni di Pepperino. Peccato che sulla felpa mi obbligarono a mettere il colletto in pizzo!
Erano gli anni di Happy Days, Hazzard, Le simpatiche Canaglie e Fame- saranno famosi.
Saranno famosi: lo guardavi e sapevi che avresti potuto fare tutto. Diventare chiunque.
Erano gli anni dei Duran Duran, anche se non ne ero fan (forse ancora troppo piccola) ricordo benissimo della serata in cui vennero a Sanremo, e ricordo incredibilmente il video di Wild Boys, con quell’atmosfera cupa alla Mad Max e Simon Le Bon che cantava legato ad una pala girevole. Incredibile come allora i musicisti avessero un seguito tale da far generare addirittura film spin off come “Sposerò Simon Le bon” pur non mancando mai di cantare in playback (suvvia, passatemelo!)
E poi lei: Madonna. Così sopra le righe. Così tanta. Così disturbante per le famiglie a modo e cattoliche, che quando qualche anno dopo all’Oratorio estivo ci fecero ballare sulle note di Vogue, credo che abbiano causato un mancamento in tante mamme, in primis la mia. Madonna era l’anticristo! Chiamava la censura come un battezzando l’acqua santa.
Ma gli anni ’80 sono stati libertà, i primi passi verso di essa e verso la consapevolezza. La consapevolezza del diverso. Credo anche siano stati i tempi in cui l’Aids si affacciava e con quale prepotenza sul mondo.
Insomma gli anni dei Frankie Goes to Holliwood: https://www.youtube.com/watch?v=Yem_iEHiyJ0 dei quali però io adoro ancor di più la struggente “The power of love”. Un capolavoro di malinconia. Un inno alle traversie dei sentimenti autentici.
Gli anni ’80 sono sì gli anni della spensieratezza, dell’assestamento seguente al ’68 ed agli anni ’70. Anni bui storicamente parlando, per via del Vietnam ma fiorentissimi a livello culturale e musicale.
Gli anni ’80 sono però anche gli anni dell’impegno, almeno artistico, della sensibilizzazione verso paesi meno fortunati: ricordate il “live aid”?
Quanto avrei voluto esserci. Anche sul palco.
E il Band Aid? Do they Know it’s Christmas fa tuttora Natale. E mi perdonerete se non ho citato tutti i brani o tutti i cantanti più significativi di quegli anni. Forse non ho coperto nemmeno tutti quelli più significativi per me, ma tanto li trovate quasi tutti qui: https://www.youtube.com/watch?v=j3fSknbR7Y4
Non c’è nulla da fare: 3 spanne di pelle d’oca a vederli cantare tutti insieme, e la lacrima facile.
Un po’ come quando sento “We are the world” https://www.youtube.com/watch?v=s3wNuru4U0I
E tra i fillm: La storia infinita… quante lacrime! Gli Star wars e Indiana Jones, con tutti quelli che potevano entrare in una casa cattolica senza offendere troppo la morale.
Gli anni ’80 non sono però sempre stati così facili e leggeri. La strage di Bologna li ha praticamente aperti, il terrorismo nero e rosso era ancora attivo e presente. Gli schifi politici ancora tramavano e ordivano per prosperare anche in parte del decennio successivo e, a dirla tutta, probabilmente per non finire mai. Né più né meno di ora, né più né meno di allora.
Ma nei miei ricordi di adulta, gli anni ’80 sono la mia arcadia. Forse perché, sebbene la mia infanzia non mi abbia fatto sconti, potevo comunque permettermi di non assumermi troppe responsabilità. Di prendere le misure con i miei limiti. Capire fin dove potevo spingermi. Potevo vivere le mie solitudini senza smettere mai di cercare amicizie. Potevo fantasticare. Perché nella a 7-8 anni da grandi si può ancora fare tutto, anche iscriversi alla High School of Performing arts di New York.
Ma poi, può un periodo storico in cui hanno prosperato Queen, Sting & the Police, U2 etc etc, non essere un’arcadia o anelato come tale?
A cura di Cinzia Costi