
Se vi offrissero un pezzo di cioccolata o un bicchiere di latte? Va beh, risposta del c…o a domanda del c….o: non nego che sto tirando una volata neanche troppo mascherata alla mia teorizzazione che segue.
La pubblicità, declinata nei modi odierni, mai più che oggi risulta non dico ingannevole, ma orientata a creare più un’idea che non a rappresentare la qualità di un prodotto.
La Ferrero fece da precursore a questa tendenza e ai tempi tentava, con successo, di convincere che un prodotto, a prevalenza di un ingrediente “povero” (il latte) ed a scapito di un ingrediente “ricco” (il cacao) era da preferire. Era il 1968. Aveva un valore aggiunto, in ottica pubblicitaria. E il mondo riconobbe nei numeri questa anomalia con il successo planetario del Kinder.
Oggi il mondo è cambiato nelle modalità di approccio pubblicitario, ma Kinder ne individuò per primo i parametri: il prodotto non ha più alcuna rilevanza, può essere un trattato di qualità così come di non esserlo. Conta l’idea che riesci ad inculcare nelle persone, quella che ne determina non la qualità, ma l’idea vincente del prodotto, che se azzeccata moltiplica i numeri di vendita. E fino a qui, una parte della rivoluzione, ovvero la capacità di penetrare il pensiero dei potenziali acquirenti.
Ma esiste un ulteriore livello del rapporto prodotto – potenziali acquirenti: la capacità di spingere subliminalmente, con appropriate modalità di scienza della comunicazione, il pensiero delle persone verso quel prodotto: quindi non più qualità, non più idea, ma controllo dell’orientamento. Induzione.
Siamo nel mondo digitale e in questa dimensione immagino che esitano strategie anche occulte di orientamento. Che fare, meravigliarci? Spaventarci? Come al solito, recitare il mantra “ma che mondo ci aspetta?” .
Eoo, anche in articoli precedenti, ha sostenuto che della modernità non bisogna avere paura, e per non avere paura bisogna essere neanche tanto coraggiosi, ma lucidi protagonisti della propria volontà.

Dobbiamo scegliere se attivare la nostra presenza nei social o meno, senza essere prevenuti o stupidamente chiusi. E se non lo vogliamo fare, non dobbiamo sentirci diversi. Se presenti, però, dobbiamo giocare, frequentare, ben sapendo che immettiamo nel web il nostro genoma, il nostro dna.
Della serie “basta che si sappia”, noi accettiamo la sfida: dall’altra parte un venditore che cercherà di comprarci. I più scorretti con della robaccia, i migliori con la qualità. Ma signori, noi siamo consapevoli, e soprattutto cerchiamo di riconoscere ad ogni acquisto un quid di qualità.
Questo è il mantra: altrimenti sì, prima o poi non ci distingueremo più dai replicanti, che prima o poi saranno fra di noi.
A proposito “Blade Runner”, 1982, Ridley Scott ed Harrison Ford. Gli ultimi 15 minuti ecco… Wow. Voi dovete sempre essere in grado di scegliere: se farvi del male con tanto cacao o imbottirvi di latte, come fanno i replicanti.