Le formiche? Sono immerse in un mondo di odori. Alcune sono persino completamente cieche e per orientarsi si affidano proprio al loro olfatto. Al punto che se perdono il contatto con la scia dei feromoni “finiscono col marciare in cerchio fino a morire di sfinimento”, scrive il Washington Post in un articolo dedicato al raffinato senso dell’olfatto di questi insetti. Raffinato al punto tale che i ricercatori “stanno ora addestrando le formiche a rilevare l’odore delle cellule tumorali umane”. Come dei segugi addestrati a scovare i tartufi.

Da quanto riferisce il Post, uno studio pubblicato questa settimana sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences evidenzia questo acuto senso delle formiche per gli odori e sottolinea come “un giorno potremmo usare animali dal naso affinato – o, nel caso delle formiche, con antenne sensibili – per rilevare rapidamente i tumori”, fatto molto importante in relazione alla malattia “perché prima viene scoperto il cancro, maggiori sono le possibilità di guarigione”.

Ma come avviene la procedura? Il giornale spiega che allungando la loro coppia di antenne, gli insetti “rilevano e distribuiscono segnali chimici per fare quasi tutto”: trovare cibo, afferrare prede, individuare compagni dello stesso gruppo, proteggere i propri piccoli, una “comunicazione chimica” che aiuta le formiche a costruire società complesse di regine e di operaie che “operano così in sincronia con il profumo” che gli scienziati hanno ribattezzato alcune colonie come “superorganismi”.

Fin qui la loro attitudine, ma tecnicamente ai fini della ricerca e dello studio, Baptiste Piqueret, borsista post-dottorato presso il Max Planck Institute for Chemical Ecology in Germania, “ha innestato pezzi di un tumore al seno umano su topi e ha addestrato 35 formiche ad associare l’urina dei roditori portatori del tumore dello zucchero”: collocate in una capsula le formiche setose “hanno trascorso molto più tempo vicino ai tubi con l’urina dei topi ‘malati’ rispetto all’urina di quelli sani”.

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