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Dio è nei dettagli, diceva l’architetto Ludwig Mies van der Rohe. Non so bene a proposito di cosa ed in che contesto, non lo conosco. Non possiamo essere onniscienti e tuttologi. Ma l’aforisma è sicuramente una piccola perla e l’espressione d’impatto, filosoficamente parlando.

Mi ha fatto riflettere sul contrario del principio che solo ciò che è appariscente vale e si nota. E facendo cavalcare la mente, non chiedete perchè, io che non sono sicuramente avvezzo a parlare di moda, sono arrivato a pensare alle scarpe. Sì, le calzature. Sono arrivato alla conclusione che nel contesto moda varrebbe la pena mutuare l’aforisma e mutarlo in “Dio è negli accessori”. E mai come per le scarpe l’aforisma funziona.

Le scarpe. Un accessorio imprescindibile, non solo nel contesto del mondo moda, ma nel semplice quotidiano. Imprescindibile perché vive di luce propria, e non solo per il riflesso del mondo dello stile; ha una sua storia, una sua funzionalità, una sua necessità, diversamente da altri accessori. Una sua spiccata personalità dal punto di vista stilistico. Perchè le scarpe? mi sono reso conto che le scarpe sono la prima cosa che guardo quando incontro una persona, per cominciare a capire chi ho di fronte.

“Scarpe grosse cervello fino”, si diceva, ma non solo: eleganza, quanta eleganza e quanta ricerca può esserci nella scelta di una scarpa. E nel suo contrario, quanta sciatteria nella scelta di una scarpa anonima. Ed il prezzo c’entra poco. Ancora: perché le scarpe? Perchè questo sito parla di conforto: pensate di associare il conforto a un paio di scarpe strette, o leggere, quando fa freddo piove o nevica. O quando qualcuno ve le guarda con uno occhio di disgusto. Altresì pensate al confort della comodità di una scarpa se adeguata alle avversità climatiche. Libidine.

E allora, per celebrare questo accessorio, misura del conforto, dedico questo articolo alla sua storia, in particolare alla storia della scarpa, ancora più in particolare alla storia della scarpa con il tacco, massima celebrazione di estetica, conforto, bellezza e femminilità. La scarpa con il tacco, conforto pratico, estetico e del pensiero. Tutti le possono avere per fare la loro porca figura, democratica nella sua oggettiva capacità di valorizzare ogni donna. Comoda nella Sua capacità di distinguere chi le porta. La storia, dicevamo, breve e sintetica. A ben scavare nella storia le scarpe con il tacco sono state create originariamente per gli uomini.

Ebbene sì, questa è la realtà che si cela dietro a quei 10-12 centimetri di pura gioia, femminilità, fascino e sex appeal: un tempo, a indossare le scarpe col tacco, non erano le nostre regine di tutti i giorni, bensì soldati, aristocratici e persino reali di tutto il mondo, rigorosamente tutti uomini. Nati oltre 2.000 anni fa, i tacchi venivano indossati dagli attori nell’antica Grecia durante le loro rappresentazioni teatrali: più alta era la scarpa e più importante era il ruolo che veniva interpretato, quindi indossare le scarpe con il tacco da ben 10 centimetri era considerato un vero onore, oltre che un attestato di stima. successivamente le scarpe con i tacchi in oriente vengono indossate dai soldati per fissare i piedi nelle staffe mantenendosi sulla sella con maggiore facilità.

Le scarpe con il tacco poi vengono ‘esportate’ in Europa dal soldato persiano Shah Abbas (che all’epoca guidava la più grande cavalleria del mondo), che si fa notare dagli aristocratici europei proprio per le sue scarpe, considerate come simbolo di potere e mascolinità. Tra la fine del XV e l’inizio del XVII, i tacchi alti iniziano a venire indossati anche dalle donne dell’alta borghesia europea in versione ‘chopine’, ovvero delle zeppe altissime in stile Lady GaGa ma un po’ più rudimentali e meno di design. Queste scarpe, in voga soprattutto a Venezia, erano talmente alte da raggiungere anche i 54 centimetri di suola, richiedendo così la necessità per le aristocratiche di avere sempre al proprio fianco una cameriera che fungesse da bastone/appoggio, in modo da prevenire qualsiasi caduta.

Lo scopo di tutto questo ‘innalzarsi’ ovviamente non era casuale (anche se in principio era nato per non sporcare i piedi con il fango), ma indicava uno status sociale di un certo livello, poiché maggiori erano i tacchi e maggiore era la quantità di stoffa che serviva per realizzare l’abito (il quale doveva coprire completamente le scarpe), diventando di conseguenza molto più costoso e non alla portata di tutti. Un’ennesima svolta per i tacchi avvenne nel 1673, quando Re Luigi XIV fece realizzare il primo paio di scarpe con tacchi e suole rosse (praticamente un antesignano delle amatissime scarpe Louboutin, ispirate proprio dal re francese, chi l’avrebbe mai detto?), dedicate all’uso esclusivo della corte parigina, divenendo poi sempre più popolati tra tutti i nobili e finendo con il venire copiate anche dagli ‘aspiranti aristocratici’. Praticamente, oltre a scoprire che i tacchi sono nati per gli uomini bassi (perché alla fine questo è), veniamo a sapere anche che i fake e le scarpe ‘tarocche’ esistono già dal 1600. Cose da pazzi…

Con l’arrivo delle macchine da cucire e della fotografia, i tacchi hanno iniziato ad avere sempre più importanza, venendo riconosciuti come simbolo di femminilità e sensualità, un’idea questa rafforzata poi negli anni ’40 e ’50 con l’arrivo delle pin-up che, anche se in bikini, non scendevano mai dai loro tacchi altissimi, ormai sinonimo di glamour e sex appeal. La nascita del cinema, delle star di Hollywood e di dive stratosferiche come Marilyn Monroe ha poi fatto il resto.

È così che i tacchi sono diventati a uso del mondo femminile, diventando un vero e proprio simbolo capace di passare (e fare) la storia. Basti pensare alle celebri scarpette rosse indossate da Dorothy nel film Il Mago Di Oz, per non parlare poi della scarpetta di cristallo persa da Cenerentola durante il ballo, e cosa dire poi della sfilza di Manolo Blahnik e Jimmy Choo, che Carrie Bradshaw stipava maniacalmente nella sua cabina armadio? Una vera istituzione!
Una pubblicità di orologi recitava: “toglietemi tutto ma non il mio…beep (marca orologio, niente pubblicità)”.

Se voi donne vi foste cimentate a toglierlo, il vostro uomo non avrebbe perso nulla, era un orologio di scarso valore. Se ad una donna togliete le sue scarpe con il tacco, beh la differenza si nota. E allora noi le lasciamo lì.

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