Ieri sera giravo i canali della televisione digitale e inciampo in uno degli innumerevoli tributi a Rambo. Già Rambo. Gli americani secondo me non hanno un Giuseppe Garibaldi, il primo che mi viene in mente, un Simon Bolivar, altro nome così,  miti veri e fondanti. Credo che il loro mito fondante sia più un concetto collettivo di esercito e della sua potenza militare.

Gli americani hanno Rambo (con la maglia numero 13 potrebbe entrare John Wayne), eroe cinematografico, e forse, se intervistati, a caldo, sono convinti che sia uno dei loro miti fondanti per davvero. Non sono matti, non sono stupidi, ritornando al concetto di eroismo legato alla loro forza e potenza militare, ci sta. La loro storia narra questo. In tanti altri casi ed in tante altre nazioni, come dicevo, ci sono i grandi eroi che ogni nazione decanta, capaci di riunire intorno a loro un popolo. Infine ci sono nazioni che, tutte obbedienza ed abnegazione, silenziosamente ci danno il risultato del loro “eroismo sociale”. Con questi caratteri, ad esempio, ci spieghiamo come in tempi di pace alcune nazioni siano state capaci di avere qualità e risultati economici superiori. Il Giappone, per esempio.

Non dimentichiamo la sua dimensione economica, straordinaria se si considerano alcune circostanze: isolamento e povertà di risorse energetiche. Per molti può sembrare straordinaria la loro parabola economica da dopo la fine della guerra ad oggi, con punte inarrivabili a cavallo degli anni ’90 e duemila. Per me non proprio così.  Spiego. Non sono conoscitore profondo della cultura giapponese. Poche cose: il buddismo come filosofia / religione alla base della loro esperienza interiore. Yukio Mishima, lettura giovanile, approcciato quando mi servivano grandi dosi di abnegazione intellettuale e nazionalismo. Nel suo carnet, senza entrare troppo nelle pieghe di questo personaggio, il suicidio rituale, seppuku, dei samurai, della tradizione, diciamo per protesta , per accendere i riflettori sulla necessità di ridare al Giappone il senso della sua tradizione. Conosco i Kamikaze:  i piloti degli attacchi suicidi, quando tutta la guerra era quasi perduta, si lanciavano sulle navi tentando di distruggerle. 

Come vedete nulla a che vedere con Rambo, parliamo di tratti caratteriali magari non condivisibili, ma veri. Il popolo giapponese attinge a questi caratteri per arrivare a tanto nel dopoguerra. E per finire con le mie conoscenze sul Giappone, vi racconto la storia più singolare che il Giappone possa ostentare al mondo, per definire il dna nipponico: Hiroo Onoda. Chi è costui? Mi parli di Garibaldi, mi citi Bolivar, i kamikaze, Rambo. E adesso? Beh, conosco questa storia da sempre. Ogni volta che la ritrovo mi sciolgo, di fronte a questa piccola storia e questo piccolo uomo. Ci racconta come, ricevuto un incarico, l’abnegazione dipinga la traiettoria.

Il 16 gennaio 2014 muore a 91 anni. La sua guerra, tenente dell’esercito giapponese, è durata 29 anni. Ma come? La guerra, cominciata nel 1940 è finita nel 1945!Quindi? Ricevette l’ordine della disperazione, poco prima della fine della guerra: per i giapponesi persa, ma perso per perso, l’ordine fu di vendere cara la pelle, conducendo azioni di guerriglia. Nascosto nell’isola di Lubang, Filippine, obbedì agli ordini per 29 anni, fino al 1974. Tagliato fuori dalle comunicazioni, insieme a tre commilitoni, non avendo nessun ordine contrario, non credendo alle parole, ascoltate alla radio, del suo Imperatore che ordinava di sopportare l’insopportabile, nel 1945 cominciò la sua guerra, meglio, obbedienza. Azioni di guerriglia, attacchi ai villaggi, si tentò persino la strada dei volantini che raccontavano la fine della guerra. Onoda pensa ad un trucco, se ne frega e continua.

Anche quando i suoi commilitoni vengono uccisi. Il Giappone, con una rinnovata pagella internazionale, per ripresentarsi con l’immagine di amico dell’occidente doveva mettere fine a questi inciampi. Solo colui che gli aveva dato l’ordine poteva mettere fine alla avventura, e così fu. Il suo vecchio ufficiale superiore andò a prenderlo: trovò un fantasma, animalizzato, la stessa divisa del 1945. Ma mi piace immaginarlo, con lo stesso sguardo fiero del 1945, gli eroi sono tutti giovani e belli diceva Guccini. Baciò la bandiera e si arrese, con tanto di perdono delle autorità filippine per la scia di morti che Onoda si lasciava alle spalle. Non è un film, è la storia vera del Tenete Hiroo. Non condannatelo, non giudicatelo male, se non potete o non lo volete ritenere un eroe. Limitatevi a considerarlo un banale esperimento di obbedienza. Che roba è?

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