Le persone che vivono con un coniuge sono associate a maggiori probabilità di mantenere i livelli di zucchero del sangue entro i valori di riferimento, indipendentemente dall’armonia della relazione.

Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sul British Medical Journal Open Diabetes Research & Care, condotto dagli scienziati dell’Università del Lussemburgo.

Il team, guidato da Katherine Ford, ha utilizzato i dati sui biomarcatori raccolti dall’English Longitudinal Study of Aging (ELSA), un progetto che ha coinvolto adulti inglesi di età pari o superiore a 50 anni. I ricercatori spiegano che la presenza in casa di un partner o un coniuge rappresenta una fonte di sostegno sociale importante, specialmente dopo il superamento della mezza età.

Studi precedenti hanno evidenziato i benefici per la salute derivanti dal matrimonio e dalla convivenza. Diversi lavori hanno inoltre suggerito che il rischio di diabete di tipo 2 risulta maggiormente associato a una serie di fattori legati alla sfera sociale, come l’isolamento, la solitudine, le condizioni di vita e le dimensioni della rete sociale.

In questa analisi, gli esperti hanno valutato le informazioni relative a 3.335 adulti di età compresa tra 50 e 89 anni. Gli scienziati hanno monitorato il tasso di insorgenza di diabete nei partecipanti, che hanno fornito campioni di sangue durante il periodo di indagine. Gli esperti hanno poi distinto i soggetti sposati o conviventi da chi abitava da solo, valutando inoltre il sostegno e la tensione legati alla relazione.

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