Non chiedetemi di apprezzare qualcosa di artistico perché sono completamente insensibile. Un limite? Sì, un limite. Ad un certo punto della mia vita mi sono ritrovato al fianco persone che avrebbero potuto educare questa ruvida corazza, ma non ci sono riusciti, non c’è stato verso: l’arte non mi ha mai scaldato il cuore.

C’è qualcosa, però, che nel tempo è riuscita a scalfire leggermente questo rifiuto. Una storia che viene da lontano e che oggi si ritrova in un nome: Franco Maria Ricci.
Il nome, solo il nome , mi gira in testa da sempre. Il mio giro del sabato in centro storico, pomeriggio, aveva l’unica finalità della vetrina della libreria, per vedere se qualche titolo coglieva il mio interesse. La prima vetrina, i titoli del momento; nella seconda vetrina, tra tante proposte, campeggiava un’edizione, sempre diversa, di Franco Maria Ricci. Uno stile grafico inconfondibile, sobrio, essenziale, ma bello ed elegante.

Di fronte a questa copertina la mia riflessione era sempre la stessa: non vado oltre la copertina perché presenta per me contenuti in arabo, ma quanto è bella. Qualche volta la curiosità, mi piacerebbe sapere chi è Franco Maria Ricci, ma, niente da fare, mi sono sempre fermato alla copertina. Ai tempi nostri, e persa per un po’ di tempo la presenza delle edizioni FMR dal libraio, questa mattina sfoglio il giornale e a pagina intera, ritorna, a dire dell’editore “La rivista più bella del mondo”: il numero zero della rivista FMR, nuovo corso.

Lo stupore di fronte all’immutato progetto grafico elegantissimo. Sono riuscito ad andare oltre. Ho scoperto che Franco Maria Ricci ha trasferito in questa rivista, sin dal 1982, la sua grande passione per l’arte, descritta attraverso splendide immagini e curate parole. Una rivista con le sue iniziali, FMR, che si legge Ephemère, “effimero”. Tra le pagine di quel gioco di parole, per decenni scorrono le immagini delle più importanti opere artistiche e architettoniche della storia.

Ricci nasce a Parma, aristocratico, geologo, lavora come tale per una brevissima parentesi della sua vita, in Turchia. Diventa editore nel 1963. Fonda la casa editrice FMR nel 1965. Progetti artistici e letterari di spessore. La rivista del ha un respiro mondiale.

Non lo dice solo lui, ma è la rivista d’arte più bella del mondo. Che viene ceduta, ma che all’indomani della sua morte, nel 2020, viene riacquistata dagli eredi, ridando vita al progetto. Ed il sito testimonia l’ambizione di questo progetto. Elegante, simboleggia l’arte negli argomenti, nei testi e nelle immagini. Non so quale successo avrà, ma uno sicuro è già acquisito: scaldare gli occhi di un beduino dell’arte come me, che ha deciso dedicare a questo progetto l’impegno di andare oltre la copertina. Tanta roba.

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