
Picchiano un compagno di scuola.
“È stato provocato” dicono i genitori. E così nascono i bulli
Rubano al supermercato.
“Mah si, una ragazzata” dicono i genitori. E cosi crescono ladri.
Sfasciano auto in gare clandestine
“Chi non l’ha fatto da giovane” dicono i genitori. E così nascono pericoli stradali
Abusano di ragazzine per animare un capodanno.
“Ma no, hanno solo provato ad andare oltre, lei ci stava. Fa la furba adesso” dicono i genitori. E così nascono uomini violenti e irrispettosi nei confronti dell’altro sesso.
Provocano incidenti stradali mortali per una stupida challenge e per la fama da Social Media.
“È stata solo una bravata” dicono i genitori. Così nascono gli assassini.
Mio padre sostiene, a tratti con fare “minaccioso”, che da un pero non può nascere un melo. Che se le radici sono sane, la pianta crescerà dritta. Potrà faticare, potrebbe trovarsi ad attraversare tempeste o siccità, ma se il terreno e le radici sono buone, prospererà.
Il problema in quanto si è letto in questi giorni, secondo me sono le radici. Ma non solo.
Credo che lo sia anche la velocità. Non tanto quella dei mezzi, quanto quella della società dei Social Media, in cui si vuole tutto e subito per ottenere tutto, subito e tanto. Forse troppo.
Sponsor, soldi, notorietà…tutto a fronte di un video di pochi secondi.
Ingenuamente mi sono chiesta: “ma io a 20 anni avrei avuto il denaro per noleggiare un’auto del genere?”
Probabilmente no. “Ma se avessi chiesto ai miei genitori, me lo avrebbero dato?” Sicuramente no.
A parte il fatto che io (e credo molti della mia generazione) a vent’anni manco sapevamo dove andare a noleggiarla. Ma manco ci sarebbe venuto in mente. Perché? Ma perché noi sapevamo anche annoiarci. Perché per noi la notorietà era ricevere un biglietto scritto a mano dal ragazzo o dalla ragazza più carina della scuola.
Non che non ci fossero i cosiddetti “status symbol” anche allora, per carità. Ma sapevamo che erano miti, irraggiungibili. E restavano lì. E sai cosa? Ci andava bene così. Perché noi li guardavamo, li ammiravamo, sognavamo un po’, ma poi vivevamo nel nostro mondo semplice e reale.
Dove un genitore non si aspettava che gli regalassimo un giro in Ferrari. Un genitore si aspettava che andassimo bene a scuola e trascorressimo l’estate in modo vivace, ma tranquillo.
Altri tempi? Vero. Ora tutto è cambiato. Tutto, tranne il ruolo della famiglia. La famiglia deve dare l’imprinting, ora come allora.
La famiglia getta le basi, prepara i binari su cui scorrerà il treno della vita. Il percorso poi lo facciamo noi, è vero. Ma se non ci viene spiegato da subito cosa è giusto e cosa è sbagliato; cosa sono l’educazione, il rispetto e la gentilezza, difficilmente i nostri binari scorreranno in senso parallelo. Essenziale è anche far sì che si capisca quanto è importante assumersi le proprie responsabilità: ho sbagliato, devo pagare.
Ecco qual è il problema: manca tutto questo nella società della velocità.
“And you think you have to want more than you need. Until you have it all you won’t be free”
“Se pensi di dover volere più di ciò che necessiti, finché non lo avrai non sarai libero” Eddie Vedder
Di Cinzia Costi