
Il rischio non è altro che statistica: la sua formula di calcolo si estende tra l’etera e sfuggente forma di una possibilità e il vanitoso riflesso di un danno.
Nel calcolo probabilistico l’1 rappresenta la certezza – almeno credo – e all’interno di questo mondo apparentemente definito, si confondono diversi piccoli eventi che, armati di convinzioni più o meno ferree, combattono tra loro per la supremazia. Combattono per esistere. Appare ovvia, almeno ai miei occhi, la natura caotica di questo scontro. Perfino le Muse ispiratrici che soccorsero l’ispirazione di Esiodo nella stesura della Teogonia, alla domanda “chi nacque per primo?”, risposero “Chaos”.
Le 9 muse, figlie della memoria, archivi di reminiscenze e cicatrici, 9 come i re degli uomini corrotti in Nazgul dagli anelli del potere di Sauron negli scritti di Tolkien. E chissà che non sia stata davvero un’Urania non più integra, coperta da un nero mantello e a cavallo di un’inquietante bestia alata, a creare la statistica, dopo aver abbandonato astronomia e geometria.
Il rischio non coincide con la sua percezione: ci sono centinaia di errori che la nostra mente compie con l’obiettivo di contenere le spese. Non ci sono fondi sufficienti per continuare ad elaborare numeri, vagliare alternative, immaginare e anticipare possibili effetti, così, il più delle volte, ci limitiamo a viaggiare in economy, senza neanche curarci di cancellazioni o rimborsi.
A proposito di voli e di risparmio, la Wild Turkey negli anni ’70 decise di liberare da un aereo, uno stormo di tacchini che, dopo aver planato sulla città natale del famoso bourbon, sarebbe delicatamente atterrato sulle strade, orgogliosamente addobbato con il logo della compagnia. Per tagliare qualche spesa, cambiarono razza all’ultimo – una razza che non sapeva volare.
Una Dresda gloglottata in cui non so dire se fu più profondo il terrore dei passanti o dei tacchini stessi.
Un’operazione Kikusui alla cacciatora – e via di cucina fusion.
Oggi è la Giornata internazionale per la Riduzione del Rischio dei Disastri Naturali, e il rischio abbiamo detto essere frutto del rapporto tra probabilità e danno. Se un rischio è naturale però, pensare di ridurne la probabilità è tanto ossimorico, quanto inutile sarebbe modificare la percezione dello stesso – rimane solo una variabile su cui agire: il danno.
Accettando la necessità degli eventi, possiamo sviluppare strategie utili al contenimento dei loro effetti. Immagino il mondo durante una prova d’evacuazione generale – la felicità di saltare un quarto d’ora di lezione. Uomini che si prendono per mano per farsi coraggio tra le silenti macerie, un apri-fila pronto a selciare il sentiero, un controllore in chiusura perché nessuno venga abbandonato, il punto di raccolta come destinazione ultima. Prevenire, Formare, Monitorare – un nuovo gruppo progressive.
Attutire, con la stessa convinzione del bambino che un decennio fa invase le nostre televisioni brandendo un panettone Motta sotto al camino e con la stessa speranza di Willy il Coyote nell’aprire un piccolo ombrellino da donna per evitare di cadere nel vuoto.
Ad-tutari, per essere protetti, un’etimologia chiara e ben definita.
Di Antonio Floriani
Have yoս eveг considered creating an e-book oг guest authoring on other websites?
I have a blog centereԀ on the same informаtion you discuss and wouⅼd love to havе you share
some stories/information. I know my viеwers would appreciate
your work. If you are even remoteⅼy interested, feel free to shoot me an e mail.