Un nuovo studio internazionale, che ha visto per l’Italia la partecipazione della Sapienza e dell’Università di Firenze, ha identificato una drammatica crisi demografica delle popolazioni umane avvenuta meno di un milione di anni fa, cioè alla fine del Pleistocene Inferiore, che è stata messa in relazione ai drastici cambiamenti climatici di quel periodo.

L’evento avrebbe ridotto la popolazione dei nostri antenati a un numero paragonabile a quelli di specie a rischio di estinzione, ma sarebbe tuttavia stato fondamentale per far emergere Homo heidelbergensis: la specie ancestrale alle origini di Homo sapiens. I risultati del lavoro sono pubblicati sulla rivista Science in un articolo al quale hanno partecipato un gruppo di ricercatori cinesi e italiani, tra cui esperti dell’Accademia Cinese delle Scienze, dell’Università Normale Orientale di Shanghai, dell’Università del Texas, della Sapienza Università di Roma e dell’Università di Firenze.

Grazie a un innovativo metodo bioinformatico, chiamato “FitCoal” i ricercatori hanno esaminato i genomi completi di 3.154 individui attuali, appartenenti a 50 diverse popolazioni umane, e hanno combinato questi dati con informazioni paleoambientali (clima) e paleoantropologiche (fossili) che consentissero di risalire a periodi preistorici precedenti all’apparizione della nostra specie, come spiega il prof.

Haipeng Li che ha coordinato la ricerca. I risultati dello studio hanno infatti rivelato che tra 930 e 813 mila anni fa la popolazione dei nostri antenati si ridusse di circa il 98,7%, arrivando a contare solo circa 1.300 individui fertili: un numero paragonabile alle specie a rischio di estinzione, come sono ad esempio gli attuali panda. Tale fenomeno, noto come “collo di bottiglia” (o bottleneck) genetico, è stato con ogni probabilità dovuto ai drastici cambiamenti climatici che caratterizzano la cosiddetta “transizione medio-pleistocenica”.

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