C’è un effetto “isola di calore” nelle grandi città, scrive il Paìs. Che significa? Che l’asfalto e il cemento assorbono il calore durante il giorno e lo ributtano fuori durante la notte, rendendo così la temperatura molto più alta che nei luoghi adiacenti, dove predominano terra e alberi.

Fin qui niente di nuovo, solo che uno studio pubblicato sulla rivista Lancet proprio il primo febbraio che contiene i dati di 93 città europee, dove vivono 57 milioni di abitanti di età superiore ai 20 anni, “stima che circa 6.700 morti premature” siano dovute proprio al fenomeno delle “isole di calore” e sottolinea che un terzo di queste stessi decessi potrebbe essere evitato semplicemente piantando degli alberi nel 30% dello spazio urbano.

Però il quotidiano spiega anche che “è importante differenziare la mortalità attribuibile alle ‘ondate di caldo’, che possono interessare molti più luoghi, con quella legata alle ‘isole di calore’, che sono l’effetto della progettazione urbana” basata su “asfalto, cemento e mancanza di vegetazione che aumentano il rischio per la salute nelle giornate estive, anche con temperature normali”, puntualizzano i ricercatori.

Il modello della ricerca fornisce un risultato di morti premature legato all’aumento delle temperature negli ambienti urbani, il che rappresenta il 4,3% della mortalità totale durante i mesi estivi (da giugno ad agosto) e l’1,8% della mortalità durante tutto l’anno. Gli autori in ogni caso ritengono che un terzo di essi (circa 2.644 decessi) si sarebbe potuto evitare aumentando la copertura arborea fino al 30% dello spazio urbano, il che ridurrebbe le temperature in media di quasi mezzo grado, ma in alcuni punti anche di 1,5°C e forse persino di più.

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