
Galbani vuol dire fiducia. Chissà perché mi è venuta in mente mentre ero in bicicletta, ma mi sono concentrato sul costrutto di questa pubblicità, datata. Mi sono concentrato non sul concetto del formaggio, ma sul tema della fiducia.
Già fiducia. A volte le parole ci girano in testa con troppa leggerezza. Lo dico a me stesso, a volte certi concetti vanno focalizzati, meglio rifocalizzati, tanto sono dati per conosciuti. Per farvi concentrare, per farvi scaldare le meningi sul concetto di fiducia, e sulla sua importanza, parliamo di quella autoreferente. Quante volte ripetiamo a noi stessi di “essere in fiducia”. È l’autostima per eccellenza, la relazione con i nostri mezzi più efficace: sia nel lavoro che nello sport, essere in fiducia è uno stato di grazia sulla strada del successo. Da questa visione parte il nostro approccio alla fiducia, animale sociale imprescindibile per la vita di relazione. Senza la fiducia il mondo sarebbe in guerra perenne, tutti contro tutti. Senza fiducia un mondo di psicopatici.
Sentite questa storiella ebraica: un padre disse al figlio di saltare dalla finestra. Alle resistenze di questi, gli domandò, rammaricato: “Non ti fidi di me?”. Il ragazzo, per compiacere, si decise, e saltò. L’esito ovvio: si fece male. “Adesso lo sai – osservò il padre al figlio dolorante – non ti devi fidare di nessuno, nemmeno di tuo padre!”. Storiella che suscita un quesito di fondo: ci si può davvero non fidare di nessuno? Ma dai!

Risposta scontata, perché guardando al quotidiano, ci fidiamo continuamente: non temiamo che nostra madre voglia ucciderci, o che l’autista della nostra corriera decida proprio ora di farla finita lanciandosi nel vuoto, non rifiutiamo il caffè al bar pensando che sia avvelenato.
Ma non è questa fiducia la star del nostro articolo.
Fiducia: tentiamo una definizione? Quella che segue è quella che mi piace di più tra le innumerevoli trovate: «L’atteggiamento verso un’altra persona basato sulla convinzione che questa non farebbe nulla contro di noi anche se ne avesse la possibilità e ne potesse trarre un vantaggio personale».
La fiducia nasce in contesti di interesse comune, ma anche dalla necessità di dovere a qualsiasi titolo interagire. Le persone dovrebbero a prescindere avere fiducia, perché a prescindere, nella sua naturalità, l’uomo non dovrebbe fregare, anche se ne avesse possibilità, per trarne un vantaggio. Un breve racconto: una sera ebbi una violenta discussione con amici che ritenevano fesso un altro amico che aveva imbarcato su un aereo una valigia senza opportune cautele di chiusura. Ed era sparita la sua macchina fotografica. Tutti a dire che era un fesso per questo essersi fidato. Io, invece, dicevo che in un mondo normale non era lui il fesso che confidava sulla “normale” lealtà di chi imbarcava i bagagli, ma questi che erano ladri.

E in un mondo normale non bisogna essere ladri, ma fiduciosi nelle migliori doti degli uomini. Ed io ho tratto una morale da questa storia: vero che la fiducia dovrebbe esistere a prescindere, ma dato per scontato che i ladri di fiducia ci saranno sempre, la fiducia per consolidarsi ha bisogno di tempo, di obiettivi e interessi comuni e di prove continue di “collaborazione”. Ergo, l’ottica temporale della fiducia non è in una relazione di breve periodo.
In relazioni “istantanee” e contemporaneamente semplici, la fiducia tra le parti non è necessaria. Non ho bisogno di fidarmi del barista che “occasionalmente” mi fa il caffè perché non mi avveleni: anche se non mi fido, non mi avvelenerà. È quando invece le relazioni sono più che istantanee, allora una qualche forma di fiducia risulta indispensabile. Sia essa fiducia delle “competenze” della persona, il commercialista. Sia essa quella riposta nel proprio datore di lavoro, o al top, nell’amico. Per il commercialista, confido che sia in grado di risolvere il mio problema; per il datore di lavoro o ancora di più l’amico, confido nel fatto che tengano a me, al mio bene.
Per arrivare ad una conclusione: la fiducia è un concetto terribilmente complesso, che trova la sua semplificazione naturale nell’essere una necessità assoluta per le nostre relazioni. Tanto importante accordarla, altrettanto ottenerla, perché la vita di relazioni e del lavoro sia migliore.
E in conclusione, se posso permettermi: non ne abusate nell’uno e nell’altro senso. Quando la chiedete, siate bravi a non sovraccaricare di responsabilità. Quando la offrite, siate in grado di non millantare quello che non avete da dare a chi si fida di voi.