Ho cercato nei vocabolari una definizione di “coerenza”. 

Quanto è bello essere visti nella luce della coerenza. Affascina questa qualità.

Discende da ciò la mia ricerca: un’illuminazione che potesse definire contorni e limiti di un termine, meglio un modo di essere con il quale consciamente o inconsciamente facciamo i conti più volte in una giornata.

Beh devo dire che i vocabolari tutti, di fronte a tanta materia, hanno adottato un atteggiamento “pilatesco”.

Una definizione per tante, tutte abbastanza simili: “fedeltà di una persona ai propri principi, conformità costante tra le sue parole e le sue azioni”.

Non danno la misura del potenziale della coerenza. Nel mio piccolo provo, partendo da una valutazione che lega la coerenza ai tempi della storia. Rispetto ad oggi, nel corso della storia il concetto di coerenza credo abbia cambiato pelle. Il ritmo e la lentezza  delle mutazioni  del passato ha aiutato il principio della coerenza, intesa per tale quella statica, propria dell’immaginario di tutti. Veniva più facile, nella staticità, la coerenza dei pensieri immutabili  Diversamente in un’era di velocità e di rapidità dei cambiamenti come quella dei tempi nostri, la coerenza assume un valore diverso, a mio avviso migliore, seppur messa più a dura prova. Oggi, se vogliamo attivare una visione positiva del concetto, dobbiamo in primis individuarne le sue accezioni meno statiche ed immobili.

Dobbiamo togliere dal campo il concetto di posizione perenne, che tanti danni può portare. Seppur in senso temporale, dobbiamo pensare che la coerenza chieda tempo per esserci riconosciuta. In un determinato lasso di tempo ci verrà riconosciuta la misura della nostra coerenza nella rotta lineare e riconoscibile che siamo riusciti a mantenere, nelle nostre opere e nei pensieri, una linearità tra comportamento e pensiero. 

Una congruità che eticamente dobbiamo essere noi a far collimare il più possibile con quello che veramente pensiamo negli strati più intimi e profondi. E se in questi non alberga coerenza, corriamo il rischio di essere sbugiardati. 

Oggi praticare coerenza deve significare intima liceità di cambiamento, di idee e prospettive, sintomo di vitalità e intelligenza. Un primo punto fermo: essere coerenti dunque è anche cambiamento, rappresentando in ciò comunque ciò che siamo, non maschere. Noi siamo, cambiando nel tempo, quello che pensiamo, che diciamo, che facciamo: elementi riconoscibili della nostra coerenza, di conseguenza del nostro essere degni di stima e dignità. In tutto ciò senza doverci compromettere, senza ostinazione o orgoglio che sia, gli aspetti negativi, patologici della coerenza, meglio, tutto quello che coerenza non è. Un secondo punto fermo: la coerenza non deve essere una gabbia da cui non riusciamo ad uscire, compromettendo i nostri valori e pensieri. Non dobbiamo giustificare i nostri sbagli con la scusa che almeno siamo coerenti. Dobbiamo uscire dall’angolo del torto. Confondendo rigidità con coerenza, compromettiamo le relazioni solide, siamo deboli di fronte al potenziale degli imprevisti, mettiamo a rischio i nostri progetti e in ultima analisi amplifichiamo la nostra rabbia e la nostra  frustrazione.

In nome della coerenza, non ce lo possiamo permettere!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *