
Ogni tanto è bello fare qualche esercizio creativo per vedere cosa ne esce e poi costruirci sopra le proprie riflessioni.
Digitate su Google “parole italiane più usate”. Mi sono concentrato su 27 di queste tra sostantivi, aggettivi e verbi. Troppe? Sì dai, prendiamo solo i sostantivi.
1) cosa
2) uomo
3) giorno
4) modo
5) paese
6) signore
7) ora
8) casa
9) parte
Bene, ora che lo sapete potremmo battezzare l’esercizio come finito nel vicolo cieco della conoscenza povera, fine a se stessa. Invece facciamo un piccolo sforzo in più: trasformiamo la notizia in utile notizia e troviamo uno scopo virtuoso alla fatica di avere intervistato Google.
Lascio perdere la lista dal sostantivo numero due al numero nove, per concentrare una riflessione sulla “cosa”. La prima parola in assoluto più utilizzata è cosa. Riflettete un attimo: quante migliaia di volte avete chiesto al vostro occasionale vicino “passami quel coso” indicando un oggetto che ha un proprio nome, ma che la vostra pigrizia mentale si limita a definire cosa. Ma c’è di più: va tutto bene se definiamo cosa un oggetto che sappiamo bene come si chiama. Come dicevo, pigrizia. La cosa negativa è che altrettante volte il nostro lessico di italiani è limitato.
A volte pontifichiamo: gli stranieri per stare in Italia devono sapere l’italiano. Beh, a mio parere, se lo devono sapere come la stragrande maggioranza degli italiani, apriamo le porte a tutti. Fate un esercizio per capire la dimensione del numero di parole che conoscete. Scoprirete che l’italiano non deve essere dotto, ma vario ed appropriato.
Prendete un vocabolario, non serve Treccani o roba da insegnanti, ma un semplice vocabolarietto, quello che si compra per i bimbi alle elementari. Prima parola: a. Facile. Seconda parola ab: daje, ci siamo ancora, la sappiamo. Terza parola : abaco. E qui secondo me già la salita si fa sentire sulle gambe. Una bella lettura, distensiva, utile. Certo il vocabolario, una pagina al giorno, toglie l’asino di torno. Ah l’italiano, la più bella lingua del mondo, capace di avere una parola per ogni oggetto o circostanza. Che tristezza svenderlo.