All’età di quarant’anni, la figura intellettuale di Simone de Beauvoir (1908 – 1986) non aveva nulla da invidiare ai suoi contemporanei maschili.

Laurea in Filosofia alla Sorbona, carriera scolastica all’attivo, fervida partecipante dei circoli intellettuali parigini e autrice di già rinomati romanzi e saggi: L’Invitée (1943), Le Sang des Autres (1946), Pour une morale de l’ambiguïté (1947)…

Compagna di lunga data di Jean-Paul Sartre, di lui abbracciò anche la filosofia esistenzialista e ne contribuì allo sviluppo. Ciononostante, l’originalità e la rilevanza della pensatrice francese risiedono nel suo contributo al movimento femminista, di cui è considerata la madre.

Le deuxième sexe

Il Secondo Sesso (1949) nasce dalla volontà della De Beauvoir di “spiegare se stessa”. 

In un’intervista le fu chiesto di illustrare la genesi dell’opera e lei rispose che l’idea le era “venuta tardissimo. Uomini o donne, pensavo che ciascuno può cavarsela; non mi rendevo conto che la femminilità fosse una situazione. Un giorno mi è venuta voglia di dare una spiegazione su me stessa. Ho cominciato a riflettere e mi sono accorta con una specie di sorpresa che la prima cosa che avrei dovuto dire era: sono una donna. L’intera mia formazione affettiva, intellettuale, è stata differente da quella di un uomo. Ho riflettuto su questo e mi sono detta: bisognerebbe vedere sul piano generale, e nei particolari, cosa significa essere donna” (traduzione di Vera Dridso). 

E davvero esaminò sia il generale che il particolare. L’opera consta di due volumi e un totale di 700 pagine, in cui viene esaminata la condizione femminile nella totalità dei suoi aspetti: la figura femminea nella storia, nel mito, l’essere donna da un punto di vista biologico e le tappe della sua crescita, ed infine esistenzialista – donna come madre, moglie, prostituta, narcisista…

Non a caso, l’opera fu poi considerata “testo sacro” del femminismo nel corso degli anni ’70.

Del Secondo Sesso si scriverà che è un’opera “in preparazione dalla notte dei tempi; covava sotto le ceneri dei focolari: sfrigolava nei pentoloni; esplodeva nelle camere da letto; si diceva e non si diceva” (Julia Kristeva, traduzione di Alda Arduini).

Fu messo all’indice nel 1956 con un editto Vaticano.

Donna come Altro

Snodo fondamentale del pensiero di De Beauvoir è l’inquadramento della donna come “Altro”. Questo perché l’opera ruota attorno a una sola, fondamentale domanda: “Che cos’è Donna?”. Da non intendersi come individuo, bensì in quanto categoria, archetipo.

De Beauvoir constata anzitutto che l’essere donna è primariamente una condizione, non un dato di fatto. 

«Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l’aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell’uomo; è l’insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna»

Inoltre, la filosofa sottolinea come, nel corso della storia, l’uomo abbia sempre definito e distinto la donna in rapporto a se stesso. C’erano sì diritti formali, come quello di voto, ma di fatto si era donna in quanto “madre di” o “sposa di”, ad esempio.

Una persona è un uomo, sostiene De Beauvoir, e nessun ulteriore inquadramento è necessario, mentre una donna dev’essere definita come un individuo del sesso femminile. 

Il risultato è che la donna è l’accessorio, l’inessenziale in contrasto con l’essenziale. 

Lui è il soggetto, lui è l’Assoluto – lei è Altro.

Più genericamente, “Altro” è tutto ciò che nella società non costituisce il gruppo principale. De Beauvoir esprime il suo stupore nel constatare che, nonostante costituiscano metà della popolazione umana, Donna sia ancora collocata in questo paniere.

Commenti finali

Ci sarebbe molto altro da aggiungere. Il Secondo Sesso di Simone De Beauvoir si colloca a buon diritto tra le opere chiave del femminismo contemporaneo. La sua indagine sulla condizione femminile è totalizzante e il rigore con il quale l’autrice riuscì ad impostare un discorso sul suo stesso sesso è tra i motivi del suo grande successo.

Il secondo libro si conclude con un ottimista capitolo sulla “liberazione” della donna. 

Vero che essere donna è anzitutto una condizione, il prodotto della storia e della civiltà, ma per De Beauvoir è anche una scelta. “Donne non si nasce, lo si diventa” sintetizza efficacemente nel secondo libro. Essere Donna è una condizione, ma non una condizione già data.

In linea con la filosofia esistenzialista, secondo cui l’esistenza precede l’essenza, prima scelgo di essere Donna e poi lo divento. Prima scelgo cosa voglio essere, poi lo divento. Nulla è già dato.

Compito della donna è ridefinire se stessa, i propri valori, le proprie caratteristiche non più in rapporto all’uomo. Non essendo più “l’Altro” rispetto all’Assoluto, non essendo più un “secondo sesso” in rapporto a un primo. 

Similmente:

Jean-Paul Sartre, L’Essere e il Nulla

Di Noemi Manghi

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