Mesdames et messieurs, et voilà Le cirque Bidon !

L’estate 2023 ha regalato a coloro che abitano nei territori emiliani tra Parma e Reggio Emilia, un nuovo tormentone: Le Cirque Bidon.

Nuovo per qualcuno, per altri un bellissimo ritorno.

Tormentone sì, ma piacevole. Non come quelle pseudo melodie sculettanti che allietano le nostre afose giornate e ci spingono a scegliere i Beastie Boys come colonna sonora del tragitto casa-lavoro.

Per coloro che non hanno avuto il piacere di godere dei suoi spettacoli, ecco che cos’è le Cirque Bidon.

È una magia senza tempo. La magia di un circo SENZA ANIMALI (se non 3 0 4 galline e un asino), ma di artisti bohemien, che non saprei dire se escono dalla nouvelle vague di Francçois Truffaut o dalla belle Epoque di Toulouse Lautrec. Di certo, in comune con entrambe le correnti o le epoche, gli artisti del Circo bidone, hanno la leggerezza. Non solo quella degli acrobati e acrobate, ma anche la leggerezza del vivere. Del saper fare a meno delle comodità, dello spirito di adattamento che ti permette di dormire in luoghi improvvisati quali una palestra, pur di dar vita al tuo fuoco. Pur di regalare al tuo pubblico, l’emozione di una sera.

Il Cirque Bidon è lentezza: si sposta con le sue carovane trainate da cavalli (perlomeno di paese in paese). Percorre le strade battute dai pendolari del cartellino con il suo incedere tranquillo, lasciando tutti a bocca aperta. Non ho sentito nessuno lamentarsi per eventuali intralci, ma ho visto tanti fermarsi per una foto. Ho visto visi meravigliati, bocche aperte e persone ammaliate da questo passaggio. Da questo avanzare che improvvisamente riportava ai racconti della nostra infanzia.

Il Cirque bidon è un ripetersi mai uguale. Ogni nuovo luogo significa per loro spostarsi, svuotare le carrozze, picchettare, martellare, piantare, montare, allestire, provare, fare spettacolo, smontare, riempire le carovane e andare. Sempre così, ogni volta. Lo spettacolo portato in tournée è lo stesso, per cui ogni sera si ripetono: l’acrobata, il clown, il giocoliere… Stesso story telling, stessi esercizi. Eppure, sempre nuovi per il pubblico. Credo che la magia dell’artista stia anche in questo: nel sapersi ripetere in modo sempre nuovo. Mantenendo sempre alto l’incanto. Rendendo ogni volta, una prima volta. 

Il Cirque Bidon è emozione, quella della semplicità, degli “occhi buoni” di François Bidon, il direttore artistico. Un uomo piuttosto anziano, con una lunga barba bianca, il fare tranquillo e gli occhi accoglienti. Coordina i suoi artisti, che si muovono tra funi sospese, trapezi, birilli e auto d’epoca, lasciando il pubblico a bocca aperta e col fiato sospeso.

Il Cirque bidon è la suspence alternata a momenti di ironia e ilarità. Una delle artiste apre la serata pregando i bambini di tenersi lontani dalla pista in cui volteggeranno i cavalli, “o verrete venduti al circo”; un giocoliere dormiglione che sparge pop-corn ovunque, li calpesta e poi finge di mangiarli; una tenda da circo in miniatura, animata da un’artista, che dopo aver disturbato un equilibrista, lo mangia. E poi loro: quei pochi animali che più che performer è evidente siano parte della famiglia: 3 galline che percorrono un cavo su una bicicletta. Un asino che sbadiglia mentre cerca di seguire il discorso di Monsieur Bidon. Umorismo semplice, ma autentico. L’umorismo bambino, che presi dalla frenetica quotidianità, tutti noi abbiamo perso.

E infine lo ammetto: la commozione. Nel sentirli cantare in modo impeccabile canzoni francesi, con la malinconia che solo gli artisti di strada possono trasmettere. Nel veder trasparire la loro autenticità… “Se poi qualcuno avesse verdure dell’orto che non consuma, ce le porti. Noi sappiamo cosa farne!”

Mesdames et messieurs, tutto questo e Le Cirque bidon !

Di Cinzia Costi

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