Qualche giorno fa ho letto un articolo con questo incipit: “Una giovane donna di Siena ha avuto la fortuna di essere inserita in una sperimentazione dell’AIRC che le ha permesso…”

Ha avuto la fortuna di

Per farla breve: la giovane donna era affetta da tumore al pancreas, uno dei più aggressivi. L’essere inserita nella sperimentazione dell’AIRC pare le abbia permesso di scoprire non solo le cause del tumore, ma anche che la cura esisteva già. In questo caso la causa è ricondotta ad una variazione genetica.

Mi ha colpito questa frase: ha avuto la fortuna di. Mi ha colpito vederla lì, nero su bianco. Rimanda ad una cosa che tutti sappiamo e viviamo quotidianamente: ci vuole fortuna per ingannare la morte. 

La fortuna di poter essere curati, di avere un medico, un sistema sanitario che funzioni o i soldi per ovviare al problema qualora questo non funzioni.

La fortuna di riuscire ad identificare il problema per tempo iniziando le cure di conseguenza. 

È quindi fondamentale tenersi monitorati ed allora ancor più fondamentale poter usufruire di un sistema di screening che funzioni. Fondamentale sì, anche se non sempre risolutivo al 100%. Ma sono in tanti a poter ringraziare il sistema di screening messo in piedi dalle ASL regionali, che permette di accorciare gli iter necessari quando ci si affida ai normali controlli routinari. Individuare il problema tumore quando ancora deve fiorire è fondamentale, individuare ad esempio una displasia prima che degeneri in una neoplasia è vitale.

Non sempre la sanità funziona in modo efficiente, ma quando lo fa mettendo in piedi una macchina per la prevenzione di tutto rispetto, credo sia opportuno beneficiarne. 

Gli screening a disposizione a seconda di sesso ed età sono tre:

  • Tumore mammella
  • Tumore colon-rettale
  • Tumore al collo dell’utero

Di norma vengono inviati milioni di inviti, precisamente nel 2019 sono stati inviati più di 13 milioni ed i test eseguiti più di 5.5 milioni.

Nel 2020, a causa della pandemia, c’è stato purtroppo un rallentamento legato alla pressione della stessa sul sistema sanitario, alla difficoltà di accesso alle strutture ed alla mancanza di medici. Sono stati inviati più di 9 milioni di inviti e sono stati eseguiti più di 3,5 milioni di test.

In ogni caso, la percentuale di coloro che rispondono positivamente agli inviti di screening è ancora piuttosto bassa. Naturale chiedersi perché? Forse la paura, la pigrizia, la noncuranza. Va sottolineato il fatto che non sono esami particolarmente invasivi, che non richiedono ricoveri o day hospital, tuttalpiù un’ora del proprio tempo. Va inoltre specificato che lo screening è completamente gratuito.

Ebbene, per come la vedo io, credo che aderire ad uno screening sia una dimostrazione di affetto verso sé stessi, un investimento sul proprio futuro (anche se, come già detto, da investire c’è solo il proprio tempo) e su quello degli altri. Infatti questi test permettono contemporaneamente di far progredire la ricerca e facilitano la scoperta non solo di cure, ma anche di informazioni sulle cause dei tumori che ne facilitano appunto la prevenzione.

In Italia ci sono diverse associazioni che si occupano di ricerca ed è possibile aiutarle economicamente aderendo alle loro iniziative “commerciali” (le azalee o i cioccolatini della ricerca ad esempio) oppure facendo dei versamenti a sostegno.

Ma ci sono anche opportunità per sostenerle pressochè gratuitamente. Una di queste è Dreamlab, un’applicazione creata da Fondazione Vodafone per permettere di supportare la ricerca su diverse problematiche che affliggono il nostro mondo. In particolare, la Fondazione ha avviato una collaborazione con AIRC con l’obiettivo di descrivere i vari tipi di cellule che interagiscono con quelle tumorali. Per farlo, sfruttano l’applicazione Dreamlab che permette di mettere a disposizione della ricerca la potenza di calcolo del proprio smartphone (quando non è in uso). In sostanza, avviando l’applicazione ad esempio di notte, con lo smartphone in carica, questa mette a disposizione della ricerca la potenza di elaborazione dello smartphone, così da velocizzare i complicatissimi calcoli che sono sempre necessari al giorno d’oggi per gli studi oncologici. Fondazione Vodafone ha messo l’app al servizio del progetto L’esploratore delle cellule tumorali (“Cell Identity Hunter”) di IFOM, l’Istituto FIRC per l’oncologia molecolare. Va infine specificato il  gestore della linea telefonica non è vincolante.

Non sottovalutiamo la fortuna che abbiamo nell’avere a disposizione un sistema di screening che funziona, ma nemmeno quella di avere la possibilità di aiutare la ricerca persino mentre dormiamo. Perché la fortuna non è l’unico modo che abbiamo per ingannare la morte.

Di Cinzia Costi

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