Erano le famose certe notti, quelle in cui non volevi mai andare a letto. E fra i giri, uno in particolare che aveva i suoi riti. Poche lire in tasca, con mille si comprava la benzina per la moto o la macchina.

Non potevi scialacquare risorse per le riviste. Esisteva un modo proletario per ovviare: l’edicola notturna. La accerchiavamo, in cinque o sei e cominciavamo a leggere a sbafo le riviste, fino a che il giornalaio non si incazzava e ci cacciava via. Lungi dall’avere ben fissati obiettivi, si leggeva di tutto. Ma c’è stato un periodo in cui esisteva un obiettivo forte e identitario, condiviso con altri gruppi di giovani: Il Male.

Rivista satirica. L’uscita era l’evento per piegarsi in due dalle risate. Già, la satira, quella morta: quello strumento che potrebbe, insieme alla bellezza, salvare il mondo. Quando sei disposto a ridere di tutto, sei allo stesso tempo disposto a concentrare i tuoi sforzi intellettivi su tutto. Sono il silenzio e l’omertà che spengono le luci sulle piccole grandi tragedie del mondo ed è la satira che le accende.

Di fronte a ogni piccolo o grande problema che assilla il mondo, la satira serve a creare interesse e a togliere pressione. E togliere pressione serve per ridare lucidità alle menti. E ridare lucidità alle menti serve a identificare le soluzioni migliori per le situazioni, anche le più complesse. Circuito virtuoso, semplice, immediato.

Quando manca la voglia di stemperare, il circuito virtuoso si inceppa e le decisioni languono, per qualità e quantità. La qualità della vita peggiora come quella dell’aria. Al bar si dice che oggi tutto è preso terribilmente sul serio, tanto sul serio che sul serio non ci interessa niente. Con buona pace della satira: R.I.P.

Tornando al Male, noi da quella rivista ci siamo abbeverati nei pochi anni della sua vita. Il ’78 e il ’79 quelli più intensi. E anche grazie a quella rivista abbiamo creato il nostro sporco senso critico. Piaccia o non piaccia, vivo o morto che sia. Le nostre riflessioni si sono abbeverate allo spirito del Male. E ancora oggi proviamo a farcene forti, più o meno.

Ora noi di Eoo ci siamo dati un compito: quello, tramite i nostri articoli, di farvi trascorrere qualche minuto di serenità. In questo caso dovrete avere un web a portata di mano e con questo esaltarvi nella ricerca per testi ed immagini di tutto quello che ha riguardato il Male. Ne uscirete vivi e cambiati. Almeno per qualche ora.
Ma ancora di più: esiste un libro, bellissimo, ma credo introvabile. Beh, se lo trovate, accaparratevelo: “Il Male. 1978-1982. I cinque anni che cambiarono la satira” Autore: Vincino.

È la summa di tutto quello che vi serve per farvi due sane risate e riflessioni, su quello che fu la nostra storia recente vista attraverso il filtro della satira. Non solo, quello che potrebbe fare ancora oggi la ritrovata passione per la satira di quel tipo.

Il Male, alla voce “dissacrante”: per cominciare Vincino, vignettista, diresse il Male. Racconta di avere pubblicato una vignetta in cui il Papa alzava la veste. Finito a processo, tramite il suo avvocato chiese di sentire il Papa come testimone. Fu prosciolto all’istante. Potente (il web ve ne offre una selezione infinita) fu l’invenzione di imitare le prime pagine dei giornali con titoli assolutamente fuori di testa, ma credibili: “Arrestato Ugo Tognazzi: è il capo delle Brigate Rosse”, “Lo stato si è estinto ” (nei giorni del funerale di Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse), la falsa notizia dell’annullamento dei mondiali del ’78 per presunto doping dei calciatori olandesi.

Ancora: cercate le copertine del male e cercate quella con il titolo “Con che faccia si è ripresentato” (oggetto del titolo Andreotti). E si superarono anche i confini nazionali: clandestinamente in Polonia, ai tempi dei regimi comunisti, circolò una pagina del più famoso e diffuso quotidiano di regime che annunciava lo scioglimento del partito comunista e la nomina di Giovanni Paolo II a sovrano nazionale. Ne avessimo qualche copia a portata di mano, dimostreremmo poi come nulla avremmo voluto togliere agli articoli e alle vignette che premiavano coloro che avevano il coraggio di superare la prima pagina tuffandosi all’interno della rivista.

Ancora, geniali, alcuni primigeni “flash mob”, come l’inaugurazione, con cerimonia ovviamente satirica, di un busto di marmo di Giulio Andreotti. In quell’occasione Benigni fu denunciato per aver deriso un poliziotto intervenuto per la rimozione. Tal Pompò.

Per concludere e perpetuare lo spirito del Male: se mi concedessero tanta fama da citare le parole per un mio discorso famoso, alla Steve Jobs per intenderci, non esiterei: “Portate nel mondo il verbo di tutto ciò che sia satiricamente dissacrante, ma immediatamente dopo, per emendare i vostri peccati, siate dissacrantemente utili dedicandovi al mondo e alle sue disgrazie, con la stessa visione e potenza dissacrante della satira”.

Satira? Amen.

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