Oggi celebro al domenica che precede le festività natalizie. Devo dire che storicamente è quella che mi ha sempre dato la sensazione migliore del Natale. Normalmente arriva alla fine delle cene aziendali e di quelle con gli amici dei vari livelli di intimità. Precede le canoniche, vigilia e Natale, quelle che volenti o nolenti mettono a tavola i parenti, anche di malavoglia. Per me è quella familiare sincera, di atmosfera. Particolare quest’anno: un Natale pallonaro, gli argentini che esultano e i francesi che, come diceva Paolo Conte, si arrabbiano. 

Come quando le prendevano da Bartali. Ma si sa, i francesi per qualcosa sono sempre arrabbiati. Mi sono fatto un regalo: mi sono regalato un bel Giampiero Mughini. Occhiali colorati, occhi da gufo, ma sguardo vivo e intelligente. Ogni volta che la televisione me lo tira fuori è un piacere sentirlo. Storia di un pensiero sicuramente orientato, la sua, ma onesto, mai prevenuto o figlio del pregiudizio. Mai un attacco personale, ma punti di vista sempre eccentrici, intelligenti. Giudizi critici. L’ho definito un rompicoglioni. 

Oggi mi viene incontro in libreria un bel Mughini. “I rompicazzi del ‘900. Piccola guida eterodossa al pensiero pericoloso”. Comprato e divorato. La curiosità di conoscerli questi personaggi, e di avere alla mia età ancora il gusto di scoprire qualche fuoriclasse, mi attizza. La quarta di copertina vale da sola il biglietto della curiosità. “Essere rompicazzi è un’arte sopraffina, frutto di un giudicare complesso, che tiene lucidamente conto della situazione”. 

Nel leggere i nomi mi accorgo che probabilmente parlo di perfetti sconosciuti ai tanti. Ma questo libro ha il pregio di riproporli, e di proporre a quelli degli anni 2000 un terreno sul quale allenare la vis polemica. Animatori del novecento eretici, figure controverse, scomodi e ribelli. E allora via: Marco Pannella, e chi non lo ricorda! Giuseppe Prezzolini: chi lo ricorda questo monumento di intelligenza pura, esule e maestro anche in America! Francoise Giroud, la giornalista che negli anni ’80 non giocava alle quote rosa, ma giocava da donna che stava alla pari con gli uomini per la sua professionalità. Emil Cioran, scuola rumena, sconnesso quanto inarrestabile pensatore anarchico, al punto da essere inviso alla sinistra ortodossa per la sua libera purezza. Mircea Eliade, scuola rumena, alla faccia di coloro che pensano che i rumeni esportino solo malaffare. Giovanni Ansaldo, giornalista, uomo di rango intellettuale supremo, definito da Montanelli una delle più grandi figure del giornalismo di tutti i tempi, sopravvissuto in Italia da non fascista al fascismo, e senza neanche tanto nascondersi. 

Ah, dimenticavo, se suscito la vostra curiosità, sappiate che il libro contiene una bibliografia curatissima che ci consente di conoscere le “rotture” di coglioni dei personaggi citati. Gianni Celati, da Sondrio a Brighton, dove morì. Intellettuale fuori dalle convenzioni, definito da Mughini senza baricentro: che complimento. I Rolling Stones, quasi un automatismo definirli rompicazzi, ma nella loro frenetica assurdità di stile di vita, mai domi, ancora oggi. Poi, infine, le ultime pagine, dove scopriamo che l’autore è la stella polare. Mughini le dedica a se stesso, due paginette, al rompicazzo più grande del mondo. Grazie Giampiero, per la cena della Vigilia mi hai dato un’ispirazione: non vorrei essere al posto dei miei ospiti.

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