
Dove vi mando oggi? a Bologna. A fare cosa? Una caccia al tesoro, esoterico-psichedelica. Caccia al tesoro, quando ero bambino mi piacevano da morire. Sia partecipare che organizzare. Il gioco della scoperta, dell’intuizione e della risoluzione dei problemi. Il tutto in salsa competitiva.
Andate a Bologna per la “Caccia la tesoro del 7”: esoterica perché una caccia alla ricerca dei 7 segreti di Bologna, psichedelica perché da un luogo a un altro Lucio Dalla vi farà compagnia con la sua “Ultima luna”, con il testo delle sue 7 lune. Impegnerete il tempo a capire il significato, e ognuno di voi troverà il suo, o nemmeno. Perché ogni tanto è giusto non trovare un senso, ma solo un amore spassionato per una combinazione casuale di parole.
Per comodità alternerò, un mistero e una luna.
E quando avrete finito i misteri e le lune e sarà giunta sera, tutti da Sandro al Navile, la trattoria bolognese all’interno di un piccolo borgo a pochi minuti dal centro, dove si conclude la cena con whisky e rum da capogiro.
La Piccola Venezia
Il primo dei Sette Segreti, è la cosiddetta “piccola Venezia”. Fino al Medioevo, Bologna era attraversata da una fitta rete di canali che poi furono coperti e deviati per motivi di salute pubblica. L’unico canale rimasto visibile è quello che si può scorgere da via Piella, dove, proprio accanto all’osteria Biassanot si trova una piccola apertura sul muro arancione. Proprio da qui la vista si apre sul canale delle Moline. Sul canale si affacciano casine colorate e deliziosi balconcini decorati. Ciò che rende la finestrella di via Piella così speciale è proprio il fatto che sia un po’ nascosta e invisibile all’occhio di “chi non sa”. Ecco una piccola chicca per te: esiste un altro affaccio che ancora più bello. Si trova nel terrazzino di un piccolo bar in via Alessandrini, il “Caffè Opera e tulipani”.
La 7a luna
Era quella del luna-park
Lo scimmione si aggirava
Dalla giostra al bar
Mentre l’angelo di Dio bestemmiava
Facendo sforzi di petto
Grandi muscoli e poca carne
Povero angelo benedetto.
Il telefono senza fili
Sotto il voltone del Palazzo del Podestà, in Piazza Maggiore vi aspetta la scoperta di un piccolo stratagemma utilizzato in passato per una finalità davvero nobile. Se sei in compagnia, disponiti all’ angolo diametralmente opposti del voltone rispetto al tuo compagno e cominciate a sussurrare rivolti verso il muro. Nonostante la distanza potrete sentire forte e chiaro tutto quello che vi state dicendo. La magia di un telefono senza fili. Anticamente serviva ai frati per confessare i lebbrosi senza correre il rischio di un contagio.
La 6a luna
Era il cuore di un disgraziato
Che, maledetto il giorno che era nato,
Ma rideva sempre
Da anni non vedeva le lenzuola
Con le mani sporche di carbone
Toccava il culo a una signora
E rideva e toccava
Sembrava lui il padrone.
Le tre frecce
Percorrendo strada Maggiore, all’altezza dell’ingresso di Corte potrai individuare, conficcate nel soffitto in legno, tre frecce. Non sono facilissime da scorgere, si confondono, infatti, con le striature del legno del soffitto, ma con un po’ di pazienza le vedrete. La leggenda narra che una nobildonna bolognese fu accusata di adulterio dal marito, il quale, per vendicare il torto subito assoldò tre arcieri per ucciderla. La donna, molto bella nonché molto scaltra, proprio al momento dell’esecuzione, si denudò completamente, distraendo i tre arcieri che mancando il colpo scoccarono le frecce in direzione del soffitto dove rimasero conficcate.
La 5a luna
Fece paura a tutti
Era la testa di un signore
Che con la morte vicino giocava a biliardino
Era grande ed elegante
Né giovane né vecchio
Forse malato
Sicuramente era malato
Perché perdeva sangue da un orecchio.
L’erezione del Nettuno
Nettuno, vigoroso e possente, è uno dei simboli più noti di Bologna. Per osservare quello che in realtà è un semplice effetto ottico, posizionati su una pietra nera posta davanti all’ingresso della Sala Borsa (detta la pietra della Vergogna). Da lì avrai la giusta angolazione per vedere come il dito della mano del Nettuno, Dio del mare, sembri la sua erezione. Si tratta di un effetto ottico prospettico voluto dal Giambologna, lo scultore della statua, in piena epoca rinascimentale.
La 4a luna
Era una fila di prigionieri
Che camminando
Seguivano le rotaie del treno
Avevano i piedi insanguinati
E le mani senza guanti
Ma non preoccupatevi
Il cielo è sereno
Oggi non ce ne sono più tanti.
Cannabis protectio
Il quinto è decisamente meno conosciuto rispetto agli altri quattro, ma è di fatto piuttosto semplice da notare se hai buon occhio e spirito di osservazione. Sotto il portico fra via Rizzoli e via indipendenza alzando la testa verso il soffitto noterai l’iscrizione in latino “Panis vita, Canabis protectio, Vinum laetitia”. Come si può facilmente dedurre, la scritta significa letteralmente “Il pane è vita, la cannabis è protezione, il vino è felicità”. Il reale significato del riferimento alla cannabis come fonte di protezione ha origini molto più nobili di quanto si possa immaginare. Difatti, un tempo, l’economia cittadina si fondava sulla canapa: inutile dire che il suo commercio portava prosperità e ricchezza alla città, in altri termini, protezione. Poi se volete astrarre…..
La 3a luna
Uscirono tutti per guardarla
Era così grande
Che più di uno pensò al Padre Eterno
Sospesero i giochi e si spensero le luci
Cominciò l’inferno
La gente corse a casa perché per quella notte
Ritornò l’inverno.
Panum resis
I segni di questo mistero sono molto difficili da scovare e questo “segreto” è anche molto controverso, dal momento che solo pochi dichiarano di averlo scoperto: si tratta della frase “Panum Resis” che indica come la conoscenza sia alla base di tutte le cose. Questa massima dovrebbe essere incisa sulla cattedra della sede storica dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, all’interno di Palazzo Poggi, in Via Zamboni.
La 2a luna
Portò la disperazione tra gli zingari
Qualcuno addirittura si amputò un dito
Andarono in banca a fare qualche operazione
Ma che confusione
La maggior parte prese cani e figli
E corse alla stazione.
Il vaso rotto in cima alla Torre degli Asinelli
Questo segreto, o meglio questa leggenda riguarda la torre degli Asinelli, che si trova in fondo a via Rizzoli. Si dice infatti che alla sua sommità ci siano i resti di un vaso di ceramica che simboleggiano la capacità di Bologna nel risolvere i conflitti in maniera civile. Il vero mistero da svelare è il nesso logico tra i cocci del celebre vaso e le abilità di problem solving dei bolognesi.
L’ultima luna
La vide solo un bimbo appena nato,
Aveva occhi tondi e neri e fondi
E non piangeva
Con grandi ali prese la luna tra le mani, tra le mani
E volò via e volò via
Era l’uomo di domani l’uomo di domani
E volò via e volò via
Era l’uomo di domani l’uomo di domani